Sala torna a Piazzale Loreto
Sala rianimazione fascismo e antifascismo. Non è un nuovo reparto clinico per malati mentali e terminali ma è l’eroica impresa del sindaco di Milano, Beppe Sala, che in piena estate del 2017, ha resuscitato il fascismo e l’antifascismo.
Lo ha fatto per compiacere l’Anpi, l’associazione partigiani postumi, lo ha fatto per vincere (truccando) la gara d’appalto su chi guiderà la sinistra e magari lo ha fatto per distrarre Milano dalle pesanti indagini giudiziarie su di lui, in tema di appalti, falso e turbative d’asta.
Ieri al Comune di Milano, in un convegno antifascista per stigmatizzare l’incursione di Casa Pound in Consiglio comunale, il prode sindaco di Milano ha chiesto di aggiornare e riattivare le leggi contro il fascismo e mandare finalmente in carcere i fascisti come finora non si è fatto.
Esco per un attimo dalla Sala rianimazione e torno alla realtà presente. Dunque, ci sono in giro maree di immigrati clandestini, a Milano e in tutta Italia; ci sono fior di delinquenti impuniti, ci sono spacciatori che vengono mandati nuovamente a casa dalla madre che l’ha denunciato, ci sono centri sociali e antagonisti che ad Amburgo e nel mondo spaccano tutto e mandano all’ospedale i poliziotti, sul web ci sono siti pedofili e terroristici, ci sono i mille guai e le mille emergenze del nostro Paese e delle nostre città.
E questo signore, bocconiano, che si è presentato come manager e che dovrebbe amministrare la città più pragmatica d’Italia, se ne esce con questo delirio psicopolitico come se fosse appena tornato dalla macelleria di Piazzale Loreto del ’45.
Da giorni Sala sparava bordate per farsi notare, e far capire che dopo Pisapia ci può essere lui per fare il salto politico nazionale; anzi, dopo la Boldrini, c’è lui, il boldrino della situazione, pronto a raccogliere l’eredità della presidente della Camera e rilanciare la lotta partigiana contro il pericolo fascista notoriamente alle porte.
Non è anche questo un caso di falso e turbativa sul piano ideologico e politico? Strano poi che Sala abbia lavorato per la giunta Moratti, farcita di “postfascisti” come il vicesindaco Riccardo Di Corato, sorretta e benedetta da postfascisti come il mefistofelico Ignazio La Russa, senza mai scoprire questa sua vena missionaria da gosthbuster, da acchiappafantasmi del fascismo.
O da inquisitore e istitutore di un’apposita Sala tortura per i fasci che al cimitero di Musocco fanno i saluti romani. E invece, oggi, se la prende proprio con “i postfascisti del web” che a suo dire sono pericolosi, coi loro siti nostalgici e i loro canti fascisti, coi loro saluti romani che a lui “danno fastidio”.
Anche a me, Sala, danno fastidio i pugni chiusi ma non per questo invoco una legge speciale per mandare in galera chi li fa. Viceversa, se quei pugni li sferrano sulle persone o stringono pistole, spranghe e molotov allora sì, sono da galera.
Per Sala invece non fa differenza tra un’opinione e un’aggressione, un saluto romano e una bottiglia molotov; naturalmente il discorso vale solo per i fascisti, non per gli antagonisti, gli anarchici, i comunisti, i centri sociali, per non dire dei clandestini e degli abusivi, dei rom sorpresi a rubare, degli spacciatori e dei centri sociali che tante volte irrompono in luoghi pubblici, aule, università, scuole ma godono di protezione e di indulgenza e nessuno poi manifesta indignato per l’accaduto.
Ma vi rendete conto che il fascismo è finito 72 anni fa, e invece il comunismo è durato fino alle soglie degli anni novanta e ancora persiste in alcuni paesi, e invece trattiamo il primo come un pericolo presente e il secondo come un fatto archeologico?
E la tv dà manforte a questo delirio antifascista, vedi Michele Santoro o Paolo Mieli che dedicano programmi a Hitler e ne parlano come se fosse ancora una minaccia presente. Non si rendono conto, o forse se ne rendono conto, che sono loro ad alimentare poi nei ragazzi il gusto trasgressivo di dirsi nazi.
Ora, finché questa forma di spiritismo psicopolitico lo praticano le frange estreme, i residui comunisti, gli ultimi combattenti e reduci dell’antifascismo ormai ultranovantenni, si può capire.
Ma preoccupa se questa patologia, con la relativa richiesta di carcerazione e di persecuzione giudiziaria, proviene da uno come Sala che aveva fama di manager, che non aveva un curriculum politico militante, che collaborava indifferentemente con Berlusconi e con Renzi, e che guidò, coi risultati giudiziari che sappiamo, l’Expo per proiettare Milano nel futuro.
E invece ora s’è inventata un’altra Expo per proiettare Milano nel passato, negli anni di piombo. Quando si uccidevano i Ramelli e i Pedenovi, solo perché ritenuti “fascisti”.
Ma si, Sala, rifaccia una bella mostra retrospettiva, questa volta a Piazzale Loreto o davanti a San Vittore, per essere in ambo i casi di buon augurio. Ma stavolta stia più attento agli appalti.
MV, Il Tempo 9 luglio 2017