Non date consigli ai politici

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Una replica all’articolo di Salvo Iavarone, “Due consigli alla destra”, sul Corriere del Mezzogiorno.

Il primo consiglio che darei a chi vuol dare consigli alla destra e in generale alla politica, è di non dare consigli. Sforzo encomiabile, per carità, ma tempo perso, energia sprecata. Indipendentemente se siano consigli buoni, superflui o cattivi. Da sempre la politica segue poco i consigli, ma oggi più di ieri non legge, non riflette, non ha visioni o strategie; vive sul momento, vuole intercettare gli umori passeggeri, il suo target è sempre più basso di quello su cui si pongono gli osservatori. E i protagonisti sono sempre più nani.

Fatta questa premessa, senza alcuna pretesa di dare consigli o di correggere consigli altrui, faccio un paio di considerazioni. A salve, più che a Salvo.

La prima è che opporsi all’attuale alleanza di governo, al centro come in periferia, già dà una rendita di posizione sicura, e probabilmente maggioritaria. Gratis, senza sforzo. Da quando sorse la Seconda repubblica non ha mai vinto le elezioni chi governa. Noi che eravamo il paese meno stabile ma più statico e politicamente più immobile, per mezzo secolo avvitato sulla Dc, viviamo ora un’alternanza assoluta, inesorabile, con governi a rime alternate, per rendere poetico un fallimento alternato.

Oltre questa ragione ormai di sistema c’è lo spettacolo imbarazzante del governo presente, al di là del trasformismo indecente di una coalizione grillo-sinistra: lavora male, realizza nulla, vende fumo. Onestamente non mi sento di dire la stessa cosa nell’esperienza campana di governo con Vincenzo De Luca.

La seconda considerazione è più complessa. I punti di forza del centro-destra che lo rendono maggioritario sono quasi tutti nel paragone col governo presente e i suoi attori. Di suo, il centro-destra ha di positivo un maggiore realismo e una maggiore aderenza al comune buon senso, alle esigenze della gente. Poi basta.

I sovranisti al governo restano una grossa incognita, Berlusconi è ormai un ologramma, una riproduzione in silice, decotto. A loro favore c’è una maggiore omogeneità di programma tra alleati; a loro sfavore c’è che procedono in salita avendo contro l’establishment interno e internazionale, media e magistratura inclusi. Meglio loro del vigente accrocco di potere, senza capo né coda; ma vietato farsi illusioni.

In questo contesto discutere di meritocrazia e tutela dei deboli, come fa Iavarone, mi pare un bell’esercizio ma senza possibilità d’incidere. La prossima settimana uscirà un mio libro, un manuale di consolazione e di resistenza al declino che ho intitolato Dispera Bene. E che esorta, tra l’altro, a non nutrire aspettative politiche. Anzi suggerisce un consiglio non ai politici ma per ripararsi dai politici: dedicarsi alla politica è tempo perso, sublimate l’impulso in attività più proficue. Lo dico con dolore perché ho passioni politiche, temperamento polemico, vis ideale (o virus ideologico se preferite). Ma non date loro consigli. Sapete come finì con Platone e Seneca, Dante e Machiavelli. Figuriamoci noi oggi…

MV, Corriere del Mezzogiorno 15 gennaio 2020

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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