Che brutta Fini
Tanto tuonò che piovve sulla testa di Gianfranco Fini un avviso di garanzia per la Tulliani story, da Montecarlo ai Caraibi. È indagato per riciclaggio ma lui, tanto per cambiare, è sereno. Atto dovuto, fiducia nella magistratura e menate rituali varie. Per rispondere con le stesse ovvietà, aspettiamo il corso delle indagini, non ci pronunciamo prima dei giudici.
La “coglioneria” che Fini aveva addotto per giustificare il suo ruolo nella vicenda potrà essere usata come attenuante sotto il profilo giudiziario; ma è un’aggravante sotto il profilo politico. Sotto i tuoi occhi di leader e di presidente della Camera accadono tutte queste cose che riguardano direttamente tua moglie e i suoi famigliari e ti coinvolgono perché nascono dal tuo ruolo politico e istituzionale; e tu non se ne accorgi, non dici nulla, non spezzi il circolo vizioso. E non solo.
Neghi sdegnato e giuri e spergiuri di non essere minimamente sfiorato da questa vicenda, assumi quel tono sprezzante, seccato e presuntuoso che abbiamo avuto modo di vedere anche qualche sera fa dalla Gruber, quando qualcuno osava appena alludere alla vicenda.
Per chi è di destra, e magari lo è da una vita, e ha pagato un prezzo personale e professionale perché di destra, questa vicenda è imperdonabile e ingiustificabile. E fa il paio col “tradimento” politico della destra ad opera di Fini, quando si fece adottare dai media e dalla sinistra per sfasciare il centro-destra e voltare le spalle ai suoi valori.
Lo scrivemmo allora e lo scriviamo oggi: non è aver “tradito” Berlusconi la cosa che ci indigna, rientra nel gioco politico e neanche il Cavaliere è uno stinco di santo, anzi.
Ma l’aver tradito il suo popolo, il suo movimento, la destra, questo si, fa rabbia. E aver lasciato rottami e rotture dietro di sé, un mondo in frantumi e in rissa permanente, è l’eredità che lascia alla destra. Aver rubato quei sogni ai ragazzi di ieri e dell’altro ieri è il furto più grave che Fini ha compiuto e per il quale il suo popolo l’ha già condannato.
Del resto se ne occuperanno i magistrati, ma ci interessa meno.
MV, Il Tempo 15 febbraio 2017