La censura nella Rai renziana

C’è qualcosa di surreale nell’autunno della Rai. No, non è solo il crollo degli ascolti, i programmi cancellati in corso d’opera, la perdita che odora di censura di alcuni tra i pezzi migliori, come Milena Gabanelli e Massimo Giletti, il flop dello strapagato Fazio su Raiuno.

Questo è il contorno.

L’assurdo della Rai è che continua a essere supina al renzismo, stesa a tappetino sotto di lui e la sua comitiva, mentre il guitto fiorentino perde tutte le battaglie dal referendum in poi, il suo pd scivola a terza forza, dopo il centro-destra e i grillini, i suoi elettori sono ormai ridotti a una minoranza della minoranza dei votanti e mezza sinistra è in rivolta contro di lui.

Di tutto questo non si è accorta la Rai che marcia con un regime di ritardo, apre ancora i suoi tg con la preghiera a Matteo e l’inchino devoto ai suoi cari.

Un tempo la Rai era beceramente lottizzata e le reti e i tg erano suddivisi tra uno governativo, uno al centrodestra e uno al centro-sinistra. Con Renzi è finita la lottizzazione, sono tutti renziani, mutano solo i gradi alcolici di ubriacatura. Evviva.

La Rai aveva un’altra famosa caratteristica: era meteoropatica, fiutava il cambiamento del clima e si adeguava al nuovo andazzo già prima che fosse certificato; il servilismo era col disco-orario, puntuale.

Adesso, invece, c’è un vistoso anacronismo: in Italia il renzismo tramonta ma in Rai tutto è come prima. Ai suoi vertici ci sono mimi quattrostagioni che sono stati pubblici e zelanti servitori della sinistra, del centro, della destra, dei tecnici per poi finire come tappetini del renzismo.

Ma ora non si capacitano che Renzi è in caduta libera e manda in onda il film della sera precedente. E si barricano nella roccaforte, i jihadisti renziani, come se la Rai fosse la Raqqa del renzismo. Magari nella speranza di sopravvivere alla caduta, travestendosi ancora da grillini, da salvini, da berluschini di ritorno.

Di che aria si respiri in Rai vorrei raccontarvi un piccolo fatto personale. Ero stato invitato da Night tabloid, in onda su Rai due, a registrare ogni settimana un video in apertura del programma. Mi chiesero di fare un editoriale di tre minuti da indignato speciale (a titolo gratuito).

Registrammo la prima puntata che andò puntualmente in onda. Fui molto duro coi potenti, a partire dal sullodato Renzi. Mi chiamarono in molti tra i pochi ascoltatori per rallegrarsi. Anche la conduttrice e i realizzatori del programma, furono molto contenti della performance, mi telefonarono per ringraziarmi, per congratularsi e per prendere subito appuntamento per registrare la puntata successiva.

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Poi mi fanno dire che per una complicazione tecnica l’appuntamento salta e ci saremmo aggiornati. Macché, spariti. Apprendo per vie traverse e interne i motivi e i responsabili di questo imprevisto contrordine, ma non voglio inguaiare nessuno e mi limito a raccontare il fatto, lasciando da parte la dietrologia.

Lascio a voi indovinare cosa sia accaduto.

Alle censure e alle chiusure “immotivate” sono abituato da una vita, e sarebbe noioso, vittimistico e tutto sommato troppo personale star lì a raccontarvele. Così come conosco bene i zelanti censori, ieri nella carta stampata, oggi in tv.

Il mio guaio è che le idee non le ho mai nascoste e abbandonate, da quando avevo quindici anni; non le abbandonai quando ero in Rai e non le abbandono adesso. Certo, le ho maturate, approfondite, confrontate, ma mai abbandonate, tantomeno per far carriera o per pararmi le spalle.

I camaleonti asserviti, invece, oltre a non avere idee in proprio, vengono noleggiati dai potenti di turno e si truccano secondo convenienza. E quando c’è qualcuno che non è come loro, seguendo gli ordini della Casa, procedono allo sgombero. Siamo Uomini o Caporali, diceva Totò.

In Rai cambiano tante cose, scemano gli ascolti, si selezionano a rovescio le persone, vanno al comando i peggiori, ma il caporalato procede a pieno regime, anche se è caduto.

“Del colpo non accorto, andava combattendo ed era morto”.

MV, 10 novembre 2017

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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