Gli importatori di miseria

Avete mai visto una baraccopoli di immigrati? Uno spettacolo di miseria, mafia e degrado a due passi dal benessere. E gli immigrati presi per fame e per due soldi dai caporali come braccianti nelle campagne del sud? E le torme di affamati che chiedono soldi e passano il loro tempo nei dintorni delle stazioni?

Una massa di disperati che è l’avanguardia di milioni di potenziali disperati che sognano di venire da noi. Ecco il crimine dell’accoglienza. Aprire le porte a tutti coloro che vogliono venire, anzi mandarli quasi a prendere dai luoghi di partenza e poi vedere a cosa si riducono la loro vita, la loro dignità, i loro elementari bisogni.

Scena opposta: in alcuni centri di accoglienza ci sono invece migranti rivestiti e ripuliti, ben alloggiati, col cellulare in mano e una discreta paga, un reddito di non-cittadinanza che molti italiani si sognano. Cosa fanno tutto il giorno? Nulla. Manca loro un lavoro, una donna, una vita sessuale, in questi orfanotrofi di patria morta che sono i centri di accoglienza.

Tanti affamati, pochi privilegiati, tutti sradicati, sfruttati o disoccupati, privi di dignità umana. L’alibi per entrambi è che si tratta di una fase transitoria, un periodo di passaggio. In realtà nessuno sa se troveranno una decente sistemazione, almeno in gran parte, e intanto il flusso continuo prevede il ricambio di accampati e rende permanente la miseria e il degrado.

Ma tutto questo è solo frutto del loro miraggio, l’illusione del benessere, l’ignavia dei governi locali che non sanno frenare l’immigrazione, la guerra e la miseria che patiscono in patria? No, c’è una precisa volontà di importare miseria, per poi diventare i tutori e i difensori dei loro diritti e in cambio avere il loro consenso e la loro militanza, fino a mobilitarli a comando.

A sinistra si sta cercando, a cento anni dalla nascita del comunismo in Russia, di rigenerare la lotta di classe spostandola su altri piani. La sinistra neo-borghese ha spostato la lotta di classe sulla guerra dei generi (o gender) e sul femminismo, come si è potuto vedere nella parata dell’8 marzo e sul sostegno a reti unificate della Rai e di altri mass media. La sinistra di movimento sta invece cercando i nuovi proletari da agitare, per l’uso e l’abuso, e li trova nelle masse nullatenenti dei migranti.

L’avvocato senza causa importa i clienti per avere nuove cause e dunque un ruolo. I mass media parlano sempre di impresari della paura, a proposito di quelle forze che rappresentano il disagio dei connazionali per l’invasione di migranti, l’occupazione delle loro città e dei loro spazi vitali, l’insicurezza, la perdita d’identità e il sorgere di fenomeni annessi: dalle violenze – non per indole ma per necessità- al terrorismo, al fanatismo islamico.

Ma ci sono anche, e anzi prima di loro, gli impresari della disperazione, che hanno messo su una ditta d’import dei migranti e che quando non gestiscono i centri di accoglienza, nella speranza che poi diventino centri sociali, gestiscono gli effetti: ecco il nuovo proletariato da guidare. Un nuovo mercato di consensi.

Ditemi voi se gli sciacalli e gli speculatori sono più i primi, i populisti, o i secondi, gli importatori sinistri di miseria, rabbia e disperazione.

MV, Il Tempo 10 marzo 2017

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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