Dalla parte dei Mostri

Non sarà facile ma spero che la Francia possa svoltare, mandando al governo il Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Spero pure che negli Stati Uniti possa tornare alla Casa Bianca Donald Trump. E mi auguro che Viktor Orban possa allargare il suo gruppo parlamentare di Patrioti per l’Europa e trovare un’intesa con i conservatori della Meloni, oltre che con Salvini e Vannacci, per essere più condizionanti, nei limiti del possibile sugli assetti europei. Insomma mi schiero dalla parte dei Mostri.
Non sono, per tante ragioni, i rimedi ideali, le riserve non mancano, e la voglia di astenersi è ancora molto forte. Prevedibilmente non saranno all’altezza di difendere la civiltà dalla sua decadenza, non ne hanno la forza e la lungimiranza. Ma alla fine si deve pur scegliere tra i due fronti che si oppongono in Europa e negli Stati Uniti, e a me sembra comunque preferibile il primo. Emerge tutta la pochezza e la miseria di un mondo che trova ormai solo nell’Antifa la sua ragione di sopravvivenza e la sua legittimazione; non un’idea, non un programma comune, solo paura e campare sulla paura. Progressisti, liberali, socialisti, radicali, tecnocrati, verdi e parenti minori; tutti imbarcati in un ipotetico centro-sinistra globale nel nome dell’antifascismo. Unico collante l’odio verso il presunto Mostro. Sono davvero rari gli aperti sostegni in senso opposto; una ragione in più per dichiararsi e sedersi “dalla parte del torto” visto che tutti gli altri posti sono occupati (Brecht). Perfino i tg “meloniani” chiamano “estrema destra” il primo partito uscito dalle urne in Francia e danno più voce a chi si oppone alla Le Pen. Ora per parlare ancora di estrema destra vorrei innanzitutto capire dov’è la destra in Francia, vista l’evaporazione dei gollisti, salvo chi, come Ciotti, già sostiene Bardella (due oriundi italiani, faccio notare).
Vorrei poi sapere se è corretto definire di estrema destra non una frangia border line ma il partito che raccoglie più voti di tutti ed è oggi al centro della scena politica. E vorrei ricordare la dolorosa rottura di Marine Le Pen con suo padre per portare il suo Front National, ribattezzandolo diversamente, oltre il vicolo dell’estrema destra. Comunque meno estrema di quanto sia Mélenchon a sinistra (e prima di accordarsi con Macron il suo ruolo di outsider era la sua parte migliore).
La “destra” di Le Pen e Bardella copre il vuoto lasciato dalla diserzione dei gollisti. Che già si collocarono all’ombra dei poteri eurotecnocratici sin dai tempi di Chirac, che diventò la copia sbiadita di Giscard d’Estaign; per non dire poi la delusione e il mezzo tradimento di Sarkozy. Si deve ammettere che qualcosa di De Gaulle era rimasto più nel socialista “nazionale” Mitterrand che nei suoi epigoni repubblicani. Certo, Mitterrand non avrebbe mai potuto avvicinarsi a De Gaulle anche perché ai tempi della guerra era col governo di Vichy e col Maresciallo Petain, contro il Generale; ma qualche traccia di grande respiro nazionale e sociale rimase più con lui all’Eliseo che con gli ultimi gollisti, diventati autogollisti, cioè politicamente suicidi pur di salvare “il sistema”.
Così negli Stati Uniti Trump ha coperto il vuoto a destra del partito repubblicano, diventato soprattutto con i Bush omogeneo all’establishment e al politically correct (in Gran Bretagna idem con Farage che copre il declino dei conservatori). Trump non fa simpatia; ma si deve riconoscere che i suoi quattro anni di amministrazione sono stati migliori su vari piani e perfino più equilibrati, meno guerrafondai, di quelli democratici. E non solo per gli americani, anche per noi europei. È stata una vergogna per gli Usa la guerra giudiziaria a Trump, che ora sembra frenare, il caso Assange e ora il carcere per Bannon (altro che democrazia e diritti).
Che vuol dire schierarsi con i Mostri? Vuol dire sperare che almeno qualcosa cambi e certe derive siano frenate. Non sarà l’alternativa al sistema, non verrà messo in discussione il modello dominante, né il capitalismo, la Nato, i grandi potentati, la linea di politica estera. Non facciamoci illusioni.
Si tratta di esprimere una preferenza avendo ben presente qual è il mondo che si oppone a loro, qual è l’ideologia che domina dall’altra parte e la mucillagine politica, e quali sono i risultati ottenuti in questi ultimi anni; un fallimento per Macron e Scholz in Europa come per Biden negli Usa, una serie di errori strategici e di derive culturali e civili inaccettabili per chi tiene alla civiltà europea e ai suoi valori, per chi ha a cuore le radici cristiane, l’amor patrio e la difesa della famiglia naturale.
Certo, restano tutte le riserve sulla capacità dei loro antagonisti, sul loro profilo, la loro esperienza, la loro affidabilità, la loro tenuta. Bardella ha il pregio e il limite della giovinezza, ma val la pena scommettere sull’incerto piuttosto che avere la certezza del pessimo vigente. Trump invece lo conosciamo bene, nelle sue luci e nelle sue ombre ma per esperienza è preferibile a chi lo precedette (Obama) e a chi ne è seguito. Di Biden e del suo declino ho umana comprensione, quasi tenerezza; ma se ha già malgovernato in stato di lucidità, figuriamoci ora che va governato lui. Non si può guidare in quello stato la nazione che pretende di essere guida del mondo. Meno simpatia suscita Macron, e penso con raccapriccio che nella migliore delle ipotesi, a Bardella e Le Pen toccherà coabitare con lui alla guida della Francia; sarà dura.
Resta assai difficile che in Francia, negli Usa, in Europa, da noi, possano veramente cambiare le cose; e che i nuovi possano sul serio contrapporsi all’establishment e al mainstream, ossia alla cupola e alla cappa, anche nel modo più realistico e con tutte le accortezze e la duttilità del caso. Più facile pensare che siano i Mostri alla fine ad adeguarsi, a diventare anch’essi esecutori pur riluttanti di linee e direttive altrove delineate, seppure attenuate. Ma se ragioniamo così è più coerente ritirarsi in partenza dal mondo, barricarsi nella propria astratta coerenza, passare al bosco, darsi alla mistica o al ricamo.
Già li sento, i duri e puri, accusare chiunque faccia questo ragionamento con i piedi per terra di cedimento se non addirittura di tradimento, svendita al nemico; l’integralismo della purezza estrema è nel migliore dei casi un segno di infantilismo velleitario. Ed è la migliore garanzia di durata per l’establishment.
Quindi con tutte le avvertenze e le riserve del caso, e ben conoscendo i rischi di fallimento o di tradimento, alla fine meglio sperare che vincano questi piuttosto che restino quelli. La vittoria dei Mostri ci impensierisce, ma l’altrui sconfitta sarebbe già un gran sollievo. Forza Marine, forza Jordan, forza Viktor, forza Donald, se non sarete in grado di dare a noi quel piacere, date almeno a loro questo dispiacere.

La Verità – 3 luglio 2024

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    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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