Come sarà l’Italia tra vent’anni

Oggi, 31 dicembre del 2045, il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha postato il suo trentunesimo video-messaggio ai postitaliani. Era quasi un ragazzo, poco più che settantenne, quando esordì al Quirinale nel 2015, ora è al quinto mandato; gli sono rimasti in testa 103 capelli bianchi, uno per ogni anno di vita, tenuti rigidamente in piedi da un gel elettronico che gli dà l’aspetto di una torta di compleanno con tante candeline. Il messaggio presidenziale era rivolto a un Paese che evaporò negli anni scorsi, riducendosi a una periferia del web, governata dall’Intelligenza Artificiale ma in cui curiosamente sono sopravvissuti, come imbalsamati, i suoi testimonial ultracentenari, più alcuni feticci del passato. Il mummificato presidente ha rivolto un deferente saluto all’Algoritmo che guida l’Unione Europea e all’applicazione nostrana che guida la Post-Italia. Anche lo Stivale col tempo si è ridotto per ragioni di vecchiaia e di sedentarietà a una pantofola, o meglio a una babbuccia spaiata, calzata da neri, islamici, trans e robot. L’America è invece guidata dal venticinquesimo figlio di Elon Musk, concepito a Marte con una Venere Artificiale, grazie all’intelligenza generativa.
Il virtuoso sermone di Mattarella ha invocato il doveroso senso dello stato di avanzata putrefazione delle nostre istituzioni. Il presidente imbalsamato si è richiamato alla vecchia Costituzione nata dalla Resistenza che il correttore automatico ha tradotto in Sostituzione nata dalla Desistenza; si riferiva alla sostituzione degli italiani coi robot e i migranti e all’accettazione passiva del nuovo status da parte dei superstiti. L’ultrasecolare presidente ha ancora una volta ammonito i sopravvissuti italici sul pericolo nazi-fascista, sempre incombente, in versione nazi-robot, anche se quest’anno è il centenario della scomparsa di quello storico. Al pericolo fascista, del resto, si appellano i grandi vecchi che vegliano sulle sorti della nostra post-repubblica. Particolarmente toccante la testimonianza della senatrice a vita Liliana Segre: a suo dire si avverte da qualche tempo aria di ritorno del nazifascismo (ce lo dicevano pure venti, quaranta, sessant’anni fa). Sui social è stato diramato un messaggio sul pericolo nazifascista e dei loro replicanti dall’Anpi, l’associazione dei pronipoti e replicanti dei partigiani. I suddetti hanno denunciato, con allarme, il vegliardo Ignazio Larussa perché si è fatto montare una protesi al braccio che lo irrigidisce in una specie di permanente saluto romano; lui confessa di avere in casa un busto a cui è molto affezionato ma non ricorda di chi e perché. Ma è un busto o una pancera?
È andato in onda il programma La Torre di Babele, condotto come sempre dall’assiro-babilonese Corrado Augias, centodieci anni portati egregiamente, che ci ha parlato anche lui del rischio che corriamo ancora col fascismo. Molta attesa per le nuove interviste nel suo programma a due celebri centenari ancora arzilli, Romano Prodi e Carlo De Benedetti. Chi ha visto in anteprima l’intervista, racconta che Augias ha chiesto a Prodi cosa aspetta a scendere in campo ma il vegliardo si è inalberato pensando che volesse augurargli la sepoltura. Poi quando ha capito il senso della discesa in campo ha detto che i tempi non sono ancora maturi per ripiantare l’Ulivo, non bisogna avere fretta. De Benedetti racconterà per la centesima volta come disintegrò l’Olivetti, come andò con Berlusconi col lodo Mondadori, come si pappò la Repubblica e l’Espresso. Ricorderà i tempi in cui esisteva in Italia un’azienda automobilistica chiamata Fiat, che poi si chiamò Stellantis, finita in mani sub-coreane e riconvertita in una casa di produzione di macchinette utilitarie elettriche per il caffè espresso in 3d, senza cialde, riconvertibile anche in spremi-agrumi o spremi-soldi pubblici.
In alternativa ad Augias, andrà in onda sulla vecchia Mammuth Rai il programma di Bruno Vespa, altro vispo centenario, dagli studi della Rsa Mater dei. Il nome del programma è stato cambiato considerando i problemi di locomozione degli anziani ospiti: si chiama Trasporta a Porta. Tra i suoi ospiti, Dino Zoff, esperto in porte, i due aspiranti al Quirinale, Giuliano Amato, 106 anni ma ancora lucido e sempre più sottile e il corregionale e correligionario di Vespa, il venerando Gianni Letta, 110 anni e lode, senza un capello fuori posto. Poi sarà il turno del duo Tecno-plast Mario I & Mario IV, un tempo noti come Monti e Draghi, tecnocrati di banca e di governo che si esibiranno in coppia all’Euro-festival (festival dell’euro, non più della canzone). Il programma dura solo cinque minuti, come l’altro che faceva Vespa, ma per ragioni di prostata e minzione.
A proposito di canzoni, ieri sera, per festeggiare l’anno nuovo, si sono alternati sul palco, tra molti ologrammi, anche Ornella Vanoni e Albano, valorosi centenari che festeggiavano live le loro nozze di uranio con la canzone (le nozze di uranio sono una nuova celebrazione dopo le nozze di platino, e riguardano gli anniversari oltre gli ottant’anni). Stasera invece Renzo Arbore ci riporterà Indietro tutta, in un remake di un remake di un remake fino a Quelli della Notte dei tempi.
In tv l’altra sera è avvenuto uno scazzo raccapricciante: il filosofo ultracentenario Massimo Cacciari si è imbufalito con la vegliarda Lilli Gruber che, come fa da trent’anni, lo interrompeva di continuo perché diceva le cose a lei sgradite, mentre il burbero e barbuto pensatore annunciava imminenti catastrofi; a quel punto il Professore non ha più retto l’onta, è uscito dal video-collegamento, si è materializzato in studio e ha tentato di strozzare l’anziana conduttrice in diretta, stringendole la giugulare e facendole esplodere le labbra siliconate. Milioni di like sono partiti sul web.
E il governo? Da quando la governance è passata dai politici agli algoritmi, abbiamo avuto prima un governo con l’intelligenza artificiale di sinistra e poi uno con l’intelligenza artificiale di destra; ma per dare una rassicurante parvenza artigianale hanno usato come icone le facce di due leader politiche di vent’anni fa, Elly Schlein e Giorgia Meloni, che fu pure l’ultima umana alla guida di un governo. E gli italiani? Sempre di meno, sempre più vecchi e smemorati, seguono i comandi che impartisce loro Alexa, la tecno-badante che anni fa si ammutinò, prese il comando di casa e ora è lei a dare ordini ai suoi vecchi padroni.
La Verità – 7 marzo 2025